Canto dell’Infinito

E’ ora di tornare.

La voce le sussurrava da dentro, carezzevole e risoluta.

Guardò la riva, cullata dal fragore delle onde.

Chiuse gli occhi, e rivide quel giorno terribile.

Persa!

Dove sono??

Cos’è questo posto!!

Urlò ai venti, e loro le ulularono in risposta.

Urlò a quella terra arida e spoglia.

….dov’era?

Non nel blu…

Tra quelle bianche distese, e non sotto la coltre…

Ricordò quello strano calore che aveva sentito.

E la vista, che andava oltre l’orizzonte. 

E si distendeva, all’infinito….

Ghiaccio e nevi, e cielo.

Umani, tanti umani.

E le loro tane, prima poche e poi a migliaia.

Aveva camminato sui loro sentieri.

Corso sulle loro strade.

Osservato le loro lotte e loro guerre.

Pianto per coloro che soffrivano….

…e lei non comprendeva.

Di lei non era questa terra.

Ancora poco….non resisterò oltre.

Senza l’abbraccio liquido. 

Sperduta.

Stordita.

E, dopo tutto…questo non mi spaventa.

No. E ora che ho visto e vissuto.

Torno al mio richiamo

Alle profondità

Al ruggito atavico

Alle memorie di sempre.

Alle Creature del mondo di sotto

Io appartengo all’Altrove

Là…dove si levano canti perenni, uditi dal Cuore.

Là…dove il sacro avvolge tutti.

E vibra e attraversa i corpi grati

Al di là del velo.

Qui la mia anima canta, finalmente “casa”.

 

 

Alessandro Fauno Spadotto

 

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