A te che vaghi da secoli, ferita e contusa dalle esperienze e dagli incontri lungo la Via.
Tempo immemore, accumulo di sofferenze, sopprusi….quanto e quanto hai sopportato.
Quante cicatrici segnano il tuo corpo aggraziato e formoso, quanti pesi rallentano il tuo spirito nel suo incedere fiero e determinato.
A te che vaghi, grazie.
Che ti ho incontrata qui.
Nel punto dove doveva essere, dove non sapevamo.
Dove non immaginavamo di trovarci.
Lacrime, dolore disciolto e gratitudine per i doni ricevuti e per i bauli aperti.
Per la conoscenza, prima accencante e poi luminosa, che rischiara il cammino.
A me che ho vagato.
Che ho scoperto, che ho aperto nuove piste, dove gli altri non osavano spingersi.
Io che incorporo le tue stesse sofferenze, vissute in questa vita e come memoria.
Memoria delle vite di altre come te, accumulate e registrate nella trama della mia essenza.
Ed ora e qui esse si risvegliano e si riattivano, rivelandosi con parole, concetti, idee.
Ora vedo e sento quelle memorie di dolore e lacerazione.
Quei pianti al buio.
Quelle ferite.
Quella vergogna.
Quelle memorie ora le vedo, fanno parte di me.
E insieme a me ti accolgono tra le mie braccia con comprensione, con il sentire di chi si ricorda dei soprusi, delle offese e della mancanza di rispetto, di chi li ha sentiti come fossero suoi.
Grazie per essere qui, in un abbraccio sincronico oltre l’amore, oltre l’amicizia, oltre la semplice conoscenza.
All’incrocio delle nostre Vie.
Sorrido.
Scendono le tue lacrime.
E’ tanto, troppo per poterlo raccontare a voce o scriverlo a parole.
Sono un contenitore troppo piccolo per tutto ciò che sento racchiuso in questo abbraccio.
E il campo di Luce che emana si espande nell’ambiente, avvolgendo tutto.
Gioiamo noi anime per questa ri-unione, come se non ci fosse ieri, come se non ci fosse domani.
Solo in questo attimo, infinito ed eterno dove c’è tutto.
Dove tutto riparte dall’inizio, da quell’abbraccio.
Un seme di luce completo.
Pronto per germogliare a Nuova Vita.
Alessandro Fauno Spadotto