Una freccia sibilò a pochi millimetri dal mio orecchio.
Una strale di fuoco mi fece trasalire, colpendo di striscio il mio polpaccio destro.
Guardai velocemente l’ustione e lo squarcio bruciato dei pantaloni.
Una ferita lieve. Calcolai.
Echi ghignanti si prendevano gioco di me.
Aspettavano una mia caduta.
Avvertì il fango ed il muschio sulla pelle dei miei piedi.
Focalizzavo l’attenzione sui fruscii, i rumori e le urla dei miei inseguitori.
Un’intera coorte di cacciatori.
Il tiranno mi lusinga per quanti cacciatori sguinzaglia.
Questo pensiero attraversò veloce la mia mente. Mi concedetti qualche secondo per godere del mio sarcasmo, mentre le mie labbra si increspavano in un sorriso.
Ogni secondo è prezioso. Mi dissi.
Sentì i miei muscoli flettersi, caldi e scattanti.
I miei occhi solcavano la notte, alla ricerca di una nuova traiettoria, un nuovo sentiero.
Svoltai, lasciando dietro di me un vecchio tronco divelto, le radici rivolte al cielo.
Mi fermai di colpo e trasalì: di fronte a me c’era un dirupo profondissimo.
I sassi che avevo smosso urtavano contro le pareti, cadendo e perdendosi alla vista.
Studiai velocemente vie di fuga alternative. Non c’era tempo.
Sorrisi, sfidando il dirupo.
Ti devo oltrepassare. Aldilà la brughiera è più folta e riuscirò a confondermi meglio con la vegetazione.
Sentivo avvicinarsi i passi ed il bagliore delle torce.
Il calore aumentava.
Udii parole di potere.
Una cortina di fuoco avanzava rapida verso di me, divorando ogni cosa che incontrava.
Ora o mai più. Pensai.
Arretrai verso il fuoco ormai vicinissimo, per prendere la rincorsa.
Quindi scattai.
Verso il dirupo.
Ogni muscolo flesso.
Ogni passo un respiro.
Due braccia infuocate mi superarono per poi richiudersi verso di me.
Il calore era insopportabile.
Spiccai il balzo nel buio.
Frescura.
E protezione.
Caddi per un tempo che mi sembrò lunghissimo.
E tenni a mente un’unica parola di potere.
Dischiusi le labbra, connettendomi all’umidità presente nel dirupo.
Al suono della parola, sotto il mio piede si formò una lastra di ghiaccio.
Atterrai, flettendo la gamba.
E da lì un nuovo balzo.
Ed una nuova lastra accolse il mio balzo successivo.
E correvo di nuovo.
Un balzo dopo l’altro, avvolta dalle tenebre.
E dall’altra parte fuoco e strane creature si agitavano…
Alessandro Fauno Spadotto
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