ZEFIRO

I raggi caldi e luminosi lambivano le sue ali e le sua pelle.

Ogni giorno si levava in volo per miglia e miglia.

Ogni giorno solcava i cieli, in ogni direzione.

Ogni volo un’esplorazione.

Conosceva ogni nube, ogni raggio, ogni tifone, ogni tempesta.

Dei cieli osservava i mutamenti.

Ne odorava i profumi.

Ma quel giorno…

Quel giorno l’aria trasportava odori nuovi.

Odore di fresco.

Come di pioggia, ma…no.

Era qualcosa di totalmente estraneo, sconosciuto.

E così l’uomo alato virò.

E scese in picchiata, forando le nuvole.

Scendendo dove mai era sceso prima.

Dove a quelli come lui non era consentito scendere.

Lasciò i cieli, con un brivido che gli attraversava il corpo, facendolo vibrare.

Incuriosito.

Seguiva solo il suo fiuto.

Attratto.

Inesorabilmente attratto.

Si posò su quel nuovo regno.

Al tatto, quella superficie era dura.

Sotto i piedi la sentiva anche umida, friabile, carezzevole.

E le sue narici si riempirono.

I suoi occhi furono colmati da nuovi colori.

Esseri filamentosi, di un verde brillante solleticavano la pelle mentre camminava.

In quel nuovo mondo, la volta sopra la sua testa era intrecciata e filtrava i raggi del sole, così lontano.

L’essere alato sentì la mancanza di quel calore così familiare.

Ne ebbe timore.

“Cos’altro può esserci?”

Si addentrò in quel fitto, fitto groviglio.

Finchè scorse una creatura simile a lui, ma senza ali.

Pelle di luna.

Lunghe chiome color della notte.

Ed i suoi occhi erano delle vastità a lui ignote.

Proseguì, seguendo il suo fiuto.

La sentiva ostile, eppure familiare.

Si fermò.

Allungò un braccio, forte e luminoso.

Allungò la mano verso di lei.

E lei tese a sua volta alzò il braccio pallido.

Un tempo infinito.

Le loro dita si avvicinarono.

Ed in quell’infinito istante, la luce soffusa del tramonto avvolse le due creature.

Un bagliore.

Due esseri.

Due respiri

Un solo tocco.

 

 

Alessandro Fauno Spadotto

 

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